Voto Totale
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Sistema airbag
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Comfort
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Funzionalità
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Stabilità
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Peso
In sintesi
Uno zaino compatto perfetto per l’uscita di un giorno. Il sistema airbag permette di esercitarsi nello sgancio della maniglia e può essere trasferito su zaini di diversa capienza compatibili con il sistema Reactor. Vano per pala e sonda dedicato.
Pro
- L’airbag può essere trasferito su altri zaini compatibili di diversa capacità
- Maniglia di innesco che può essere provata a secco
- Struttura semirigida che garantisce stabilità e compattezza
- Apertura a U del vano principale che rende facile cercare oggetti, anche sul fondo
- Ottima organizzazione dello spazio grazie alle numerose tasche
Contro
- Peso non eccessivo ma certamente non da performance
- Deperimento veloce dei cordini legati ai cursori per aprire le cerniere
- Istruzioni poco chiare
Gli Arva Reactor sono una serie di zaini da 15, 18, 24, 25, 32 e 40 litri pensati per scialpinismo/freeride che hanno incorporato un sistema a doppio airbag antivalanga. La versione da 24L è quella che ho testato durante tre uscite invernali effettuate sui Pirenei tra gennaio e febbraio 2021.
Il prodotto mi ha davvero fatto un’ottima impressione: è compatto, relativamente leggero e costruito con buoni materiali. Esteticamente è sobrio, ma cool e disponibile anche in colore blu.
Il sistema di airbag antivalanga di Arva ha il vantaggio di potere anche essere “trasferito” su altri modelli di zaino, compatibili con il sistema “Reactor Airbag System”, di diverso litraggio. Sono in vendita infatti versioni senza airbag dello stesso zaino.
Questo significa che se vogliamo in un secondo momento comprarci la versione più piccola o più grande dello stesso zaino, possiamo farlo senza dover sostenere nuovamente l’intero costo iniziale comprensivo di airbag. Veramente pratico e ben pensato.


Il brand Arva
Per chi volesse saperne di più, Arva è un’azienda francese che da 30 anni è pioniere nella tecnologia usata negli “Apparecchi di Ricerca dei Travolti in Valanga” e che da 15 anni gioca un ruolo importante nella ricerca che ha sviluppato la tecnologia degli zaini airbag.
Il sistema Reactor è frutto di tre brevetti da loro sviluppati, come è spiegato in questo video.
L’Arva Reactor 24 in dettaglio
L’Arva Reactor è realizzato in Cordura, è di 33cm x 56cm x 19 cm e pesa 2030 g senza bombola installata. Il tessuto esterno da l’impressione di essere resistente, essendo realizzato a trama grossa e lucida e trattata per essere impermeabile. Nello stesso modo sono realizzati i tessuti che compongono spallacci e cintura ventrale.

Ho trovato la forma di questo zaino veramente ottima. Lo zaino è semi-rigido e non si affloscia su sé stesso, anche se semivuoto. Questo è un grosso vantaggio perché lo zaino resta più compatto, tende a muoversi meno sulle spalle ed è più facile vedere la disposizione degli oggetti al suo interno (e quindi trovarli).
L’Arva Reactor 24 è anche estremamente adattabile: ha un sistema di regolazione, denominato 3D-fit, che permette di regolarlo in base alla propria taglia (tre posizioni S, M, L). Si ha inoltre la possibilità di spostare la posizione della maniglia di attivazione dell’airbag per adattarla alle proprie esigenze (come vedremo poi nella sezione dedicata).
Una tasca apposita permette di riporre pala e sonda in modo che siano facilmente e velocemente accessibili in caso di necessità, senza dover ravanare nello zaino, perdendo tempo prezioso nel momento del bisogno. Ormai molti zaini da scialpinismo e freeride (oltre una certa capienza) offrono questa funzione, che trovo essenziale per un prodotto come questo. Unica considerazione negativa qui è che il vano con pala e sonda, una volta riempito, limita un po’ l’apertura completa del vano principale.


La tasca principale, la più capiente, si apre fino quasi alla base (apertura a U), rendendo davvero comodissimo l’accesso e permette di raggiungere senza fatica gli oggetti sul fondo. Questo è il vano che ospita anche la bombola del sistema di salvataggio.
Altri dettagli: una piccola tasca posta sulla parte alta può accogliere occhiali o oggetti di valore. Un ulteriore piccola tasca piatta, posta sul lato esterno permette di alloggiare qualcosa di sottile, come una piccola mappa. Sulla cintura ventrale infine è presente una tasca in cui può starci una macchina fotografica compatta.
Lo spazio a disposizione si è rivelato davvero ben gestibile e da questo punto di vista reputo l’Arva Reactor 24 davvero funzionale.
L’airbag reactor
Per chi non conoscesse come funziona lo zaino antivalanga con airbag diciamo brevemente che sfrutta quel meccanismo fisico chiamato segregazione inversa. Quando le particelle all’interno di un flusso particellare in movimento (come una valanga) si separano, le più grandi tendono a salire in superficie mentre le più piccole tendono verso il basso.

L’airbag aprendosi, ci fa aumentare di volume, permettendoci di “galleggiare” come è spiegato in questo bel video già citato in una precedente recensione.
L’Arva Reactor 24 dispone di un doppio airbag, ognuno dei quali quando aperto occupa un volume di 75 litri. Il volume della nostra “particella” sarà quindi più grande di 150 litri!
Il materiale di cui è fatto L’airbag è robusto. Il sistema a doppio airbag, funziona convogliando l’aria in due camere distinte e garantisce che, nel caso in cui una delle due venga forata, l’altra continui comunque funzionare. L’ airbag è di colore rosso acceso, in modo da facilitarne individuazione da lontano.
Prima di procedere al suo utilizzo, è essenziale prendersi il giusto tempo per leggerne le istruzioni, conoscerne ogni sua componente e testarlo, in modo da avere già familiarizzato con il suo meccanismo di attivazione quando ci si troverà a doverlo usare.
Una cosa positiva del meccanismo del Reactor è che può infatti essere testato “a secco” e cioè senza caricare una bombola. Questo è molto importante perché ci si può esercitare nel tirare la maniglia di attivazione, in modo da capirne la resistenza e da sapere dosare la forza durante il gesto.
Tirando a secco la maniglia, un rumore metallico ci farà capire che il meccanismo si è innescato. Una volta scattato, il meccanismo può essere ricaricato tramite la chiave di ricarica, seguendo le istruzioni nel manuale d’uso.
La maniglia di attivazione posizionata sulla spalla può essere spostata più in alto o più in basso a seconda della taglia di chi lo indossa oppure sulla spalla opposta se si è mancini (cosa non presente su tutti gli zaini airbag). Essa può e deve essere bloccata (attraverso una apposita manovra) al termine dell’uscita, in modo da rendere impossibili inneschi dell’airbag non voluti. La maniglia quando è bloccata può essere ricoperta e protetta da un sacchettino in neoprene predisposto allo scopo.

L’Arva Reactor 24 viene venduto senza bombole, che bisogna acquistare separatamente.
Le bombole possono essere ricaricate presso dei rivenditori convenzionati, in tutta Europa. Non è stato difficile trovare un negozio vicino a casa mia. Facendo una ricerca al volo ho facilmente individuato due rivenditori convenzionati in cui ricaricarle. Ricaricare una bombola vuota dovrebbe aggirarsi intorno ai 10€. Una bombola in acciaio nuova, già piena pesa circa 500g e l’ho trovata a in vendita 68,80€. Ne esiste anche una più leggera versione in carbonio (320g.) che è venduta a 140€.
Le bombole sono riempite di gas innocui (di argon le bombole in acciaio, di azoto le bombole al carbonio). Il Sistema Reactor è autorizzato dalla International Air Transport Association (IATA) per il trasporto aereo, quindi le bombole possono viaggiare in aereo se correttamente avvitata nell’unità di puntura con maniglia bloccata o se dotate di sigillo di sicurezza.

La bombola si inserisce nel suo apposito vano, all’interno dello zaino che è protetto da una cerniera con retina. Bisogna avvitarla rispettando una procedura spiegata nel manuale.
Due parole sul manuale di istruzioni: questa procedura è illustrata con disegni privi di testo. A queste illustrazioni seguono poi le istruzioni vere e proprie, anche in italiano. Le illustrazioni sono esteticamente belle, ma a mio parere sono in certi punti di difficile comprensione per chi è alle prime armi con questa tecnologia: soprattutto la parte sull’inserimento della bombola l’ho trovata poco chiara.
Dopo la lettura del manuale sono sorti alcuni dubbi in merito all’avvitamento della bombola per cui, prima di avvitarla nel suo alloggio, ho ricercato sul sito di Arva dei video esplicativi sul “primo utilizzo”. Purtroppo ne esiste solo uno che iniziava con la bombola già inserita. A questo punto, non avendo trovato risposta ai miei dubbi ho proceduto lo stesso a inserire la bombola avvitandola nella sua sede, senza altri particolari indugi.


Non appena ho cominciato ad avvitarla, ho sentito un getto d’aria uscire, ma era ormai troppo tardi: l’airbag è fuoriuscito. Solo più tardi, leggendo più volte il manuale, ho correttamente interpretato una delle illustrazioni ivi presente e compreso quale doveva essere il posizionamento corretto della “copiglia di ricarica” (nome che il manuale attribuisce a una levetta che fa parte del meccanismo dell’airbag), prima dell’inserimento della bombola. Sul manuale la cosa era indicata, ma certamente un bel video esplicativo dedicato al primo utilizzo sul sito del prodotto mi avrebbe chiarito meglio il punto.
Una volta che l’airbag è fuoriuscito precise istruzioni si devono seguire per il suo ripiegamento, pena un cattivo funzionamento al prossimo utilizzo.

Uso in ambiente
Alla partenza della gita, per raggiungere le zone innevate mi sono trovato costretto a camminare per un bel tratto. L’aggancio degli sci sull’Arva Reactor 24, può essere fatto solo in diagonale, per non compromettere l’apertura dell’airbag. La diagonale però può anche essere invertita.


Alternativamente, una tavola da snowboard può anche essere legata verticalmente allo zaino tramite le due apposite cinghie dedicate. Esternamente allo zaino si può anche appendere la piccozza utilizzando l’apposito laccio. Lo zaino è compatibile con il porta casco di Arva.
L’Arva Reactor 24 è compatibile con la maggior parte dei sistemi di idratazione disponibili sul mercato, ma bisogna fare attenzione a fare passare il tubo di idratazione al di sotto dell’airbag, fino a una piccola apertura. Da qui il tubo passa all’interno dello spallaccio destro, appositamente predisposto.
Gli spallacci sono imbottiti e regolabili dall’interno (vedi 3D-Fit), oltre che dalle fibbie esterne e si sono rivelati comodi e robusti. Il lacciolo pettorale è aggiustabile in altezza e lunghezza grazie a due binari scorrevoli in tessuto.


La chiusura della cintura ventrale sui fianchi si effettua facendo passare una fibbia in metallo dentro l’altra. Le due fibbie sono sufficientemente grandi da poter essere maneggiare anche con guanti a moffola: esse scivolano una dentro l’altra (vedi foto), con relativa semplicità. La cintura ventrale ha sul lato sinistro anche 3 passanti per appenderci del materiale dal alpinismo.
C’è anche una sottile cinghia inguinale che può essere tirata fuori dal suo taschino nascosto sul lato sx e fatta passare sottocoscia in modo che la cinta ventrale possa passare all’interno della sua asola e bloccarla. Indossare correttamente la cinghia inguinale permette allo zaino di essere meglio assicurato al nostro corpo in caso di valanga.
La capienza dello zaino Arva Reactor 24 è stata sufficientemente larga da farci stare pala, sonda, piumino, guanti imbottiti, maschera, ramponi, coltelli, pelli, astuccio di primo soccorso, merenda, borraccia da 1L, berretto, pila frontale, cellulare e macchina fotografica.

L’unico difetto riscontrato è stato un veloce deperimento dei “cordini” legati ai doppi cursori YKK che permettono di aprire e chiudere la cerniera del vano principale. Una delle due appendici gommate che favoriscono la presa è stata persa durante il test.
Manutenzione, conservazione e vita utile
Dopo l’uso se l’airbag non stato utilizzato, è possibile lasciare la bombola avvitata nell’unità di puntura, con la maniglia bloccata.
A seconda della frequenza e delle condizioni di utilizzo, la vita dello zaino Reactor è variabile: è bene sapere che la durata massima è di 10 anni dalla data di produzione, ed il sistema Reactor è progettato per supportare 20 gonfiaggi degli airbag. Se uno di questi due limiti è raggiunto, è richiesto un controllo completo dal produttore.
Conclusioni sull’Arva Reactor 24
Devo dire che indossare questo zaino è davvero soddisfacente perché aderisce bene alla schiena e non l’ho mai trovato troppo pesante. Mi è sembrato saldo al suo posto, anche con sci appesi e durante la discesa.
L’airbag mi è sembrato funzionale e ben costruito e la possibilità di farlo migrare su uno zaino di diversa capienza è davvero tattica. L’alta velocità di accesso alla pala/sonda, disposte nella tasca apposita è una caratteristica che apprezzo molto.
Inoltre, durante la bufera di vento in cui mi sono imbattuto, cercare e deporre nell’Arva Reactor 24 il materiale è stato più veloce del solito, grazie alla capacità della tasca principale di aprirsi fino alla base e al suo non “afflosciarsi” su sé stesso.
Le uniche perplessità che ho avuto sono state la mancanza sul sito dell’azienda – e sul canale Youtube – di un video completo sul “primo utilizzo” indirizzato ai neofiti del sistema airbag e il deperimento piuttosto rapido dei cordini legati ai cursori YKK che aprono e chiudono la cerniera.
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