Recensione FIVEFINGERS V-TRAIL 2.0 DONNA

scarpa minimalista

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Voto Totale
4.3
  • Protezione
    (2)
  • Trazione
    (5)
  • Reattività
    (4)
  • Stabilità
    (5)
  • Comfort
    (5)
  • Peso
    (5)
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Una “scarpa” non per tutti

La filosofia della corsa minimalista che sta dietro alle FiveFingers è qualcosa che non è alla portata di tutti i runner. La V-Trail 2.0 possono vantare una suola con ottimo grip e un buon isolamento termico. Migliorabili l’indossabilità e il giro caviglia.

Pro

  • Grip
  • Comodità una volta indossate
  • Stabilità
  • Protezione termica del piede

Contro

  • Esposizione delle dita a colpi
  • Difficoltà ad indossarle

Una premessa: parlare di scarpe minimaliste richiede di parlare un minimo della corsa minimalista. In questo articolo del blog ho quindi affrontato la questione, rispondendo ad una serie di domande.

Parlando invece delle FiveFingers V-Trail 2.0, le ho provate in questi mesi tra camminate e corse in montagna.

Ci sono ormai tanti brand che propongono almeno un modello per la corsa minimalista o “barefoot running” e tra questi, molti hanno anche un modello per il trail.

Si tratta di un tipo di scarpe che è quasi un ossimoro: la corsa naturale è basata sul contatto diretto tra piede e terreno, cosa che non è sempre desiderabile quando si corre su sassi. Infatti, una scarpa da trail minimalista è necessariamente un compromesso e ogni corridore ha la propria opinione su quali aspetti della corsa barefoot o della protezione del piede in montagna deve sacrificare.

Per anni non ho voluto sacrificare nulla della scelta minimalista a scapito della protezione del piede: la mia prima gara di trail la feci con le FiveFingers di strada (Bikila, il modello non esiste più). All’epoca, la proposta di Vibram per il trail erano le KSO-Trek, che avevano una suola molto spessa e rigida – mi ricordava la gomma di una macchina – e mi rifiutai di usarle perché annullavano la sensibilità sotto il piede.

Di recente sono ritornata alle FiveFingers dopo una lunga parentesi e ho comprato le V-Run per correre in città. Poco dopo si è presentata l’opportunità di avere, per un test, queste V-Trail. E perché no, ho pensato?

Non le avevo neanche guardate sul sito prima di ricevere il pacchetto per posta. Ecco le prime impressioni quando ho aperto la confezione:

scarpa minimalista
Trovo più belle le V-Run, ma la differenza non è enorme.
  1. Le ho trovate meno belle che le V-Run (eh, sì, anche l’estetica conta…)
  2. Ho piegato la scarpa per il test “rigidità suola” e mi è sembrato che, pur essendo molto più rigida che la V-Run di strada, era meno rigida che le vecchie KSO-Trek. Buono!
  3. Mi sono chiesta a cosa servisse, su una scarpa minimalista, il giro-caviglia alto e rigido (assente nelle vecchie KSO-Trek)

Sono poi passata alla prova su terreno, approfittando dei piani estivi di andare in montagna.

L’idea era confrontare le FiveFingers V-Trail con le ultime scarpe da trail da me usate (le Altra Lone Peak 3.0) e con le mie V-Run, che potevo usare anche su sentieri.

recensione FiveFingers V-Trail
Nella nebbia ho apprezzato il materiale idrorepellente e caldo della V-Trail.

La FiveFingers V-Trail si indossa con difficoltà. Bisogna slacciare al massimo le stringhe per riuscire ad infilare le dita al posto giusto perché il giro caviglia rigido impedisce il movimento del piede mentre si infila la scarpa. Ma una volta indossata la sensazione al piede è ottima.

Sono molto più calde che le V-Run. In pieno agosto questo aspetto inizialmente mi ha fatto paura, ma poi ho molto apprezzato il calduccio: in montagna, appena fa nuvolo o si becca un po’ di pioggia, è facile avere freddo con i piedi quasi nudi.

confronto tra FiveFingers V-Trail con V-Run
Confronto tra la suola della V-Run (sinistra) e la V-Trail (destra).

La suola è molto buona! Buon grip su terriccio e sul fango. Il grip è decisamente superiore a quello delle mie vecchie Altra. Però sulla ghiaia, non per mancato grip, ma per il dolore della roccia che si muove sotto il piede, non sono riuscita a correre.

Si tratta qui in generale di un limite della corsa barefoot in montagna e non delle FiveFingers.

La scarpa minimalista FiveFingers V-Trail in azione
Ottimo grip, anche sul bagnato.

Ci sono scarpe minimaliste che ammorbidiscono di più il contatto col terreno, ma chiaramente sono meno minimaliste (suole più spesse e meno flessibili).

È questione di gusto: io preferisco correre più piano sulla ghiaia piuttosto che adottare lo pseudo-barefoot. O sennò, posso abbandonare ogni pretesa di star facendo corsa minimalista, e correre con le mie ottime Altra.

scarpa minimalista in appoggio
FiveFingers V-Run per corsa minimalista
Giro caviglia alto e rigido delle V-Trail vs. quello basso e morbido delle V-Run.

Dopo il test sul terreno continua a non piacermi particolarmente l’estetica del verde ospedale ed il giro caviglia alto. Ma soprattutto, continuo a chiedermi a cosa serva questo supporto della caviglia.

Uno dei grossi vantaggi della corsa minimalista è la stabilità che va a proteggere soprattutto la caviglia da torsioni. Questo lavoro lo fa il contatto diretto col terreno. Infatti, già le Altra, che non sono minimaliste ma sono zero-drop, mi danno un’altissima stabilità e non sento la necessità di una caviglia più protetta.

Finisco con una confessione: durante la terza corsa in montagna con le V-Trail ho rotto il mignolo del piede destro! Infatti, è il secondo dito piccolo del piede che rompo con le FiveFingers (l’ultima volta nel 2013, piede sinistro).

Anche questo e’, secondo me, un limite della corsa minimalista in montagna, e non delle FiveFingers in particolare: il piede è, per definizione, non protetto. Ci sono scarpe “minimaliste” che proteggono di più il piede, ma lo fanno a forza di diventare meno minimaliste…

Insomma, le FiveFingers V-Trail mi sono molto piaciute, l’aspetto più negativo essendo il giro caviglia alto che ho trovato inutile. Ma attenzione: bisogna essere consapevoli in che cosa ci si butta quando si sceglie una scarpa di questo tipo per correre in montagna.

Le dita sono libere e, quindi, esposte a colpi contro sassi, rami, etc. Bisogna quindi avere la giusta preparazione per non farsi male, o – in alternativa – essere molto “tosti” e resistenti.

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