Voto Totale
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Protezione
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Trazione
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Ammortizzazione
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Reattività
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Stabilità
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Comfort
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Peso
In sintesi
Una scarpa da trail a drop zero e a calzata naturale, dove le dita del piede possono aprirsi e distendersi. Leggere e traspiranti, sono ideali anche per escursionismo leggero. Unico limite: la suola con grip migliorabile.
Pro
- Morbidezza
- Spazio per le dita del piede
- Stabilità della caviglia
- Leggerezza e freschezza
- Zero drop
Contro
- Non impermeabili
- Suola non molto aderente, soprattutto sul bagnato
Premessa
Leggendo le domande che girano sul gruppo Facebook di MountainReview, mi rendo conto che non sono l’unica ad avere una lunga storia di ricerca della scarpa perfetta per diverse attività in montagna.
Nel mio caso, il problema sono le dita del piede. Dopo lunghe camminate, mi viene un dolore molto intenso, a volte con fitte, sotto le dita dei piedi, soprattutto III e IV dito.
Siccome ho un piede abbastanza sottile, per anni ho pensato che si trattasse di un problema di “supporto” e, quindi, cercavo scarpe piuttosto strette. Ma ero sulla strada sbagliata…

Grazie al mio incontro, del tutto casuale, con le FiveFingers e la corsa minimal (di cui parlo qui), ho cominciato a capire come evitare il problema.
Premessa: non ho mai capito la causa, nome tecnico, o possibili soluzioni permanenti del problema, ma penso di aver imparato il tipo di scarpa che fa per me.
Le qualità necessarie sono due: spazio per le dita in larghezza e morbidezza della suola. In poche parole, non vedrete mai una mia recensione su una vera scarpa di avvicinamento (stretta e rigida per definizione).
Fortunatamente, l’aumento di popolarità del trail running ha reso accettabile l’andare in montagna con scarpe leggere, e quindi oso parlare delle mie scarpe preferite.
Occhio, per l’alpinismo non c’è niente da fare: gli scarponi sono e devono essere rigidi e stretti. Ma pure lì, se possibile, faccio l’avvicinamento al rifugio o bivacco il giorno prima e la parte finale della discesa con un paio di scarpe comode di scorta (tipo le Altra, di cui parlerò qui sotto).

Parlerò di tre scarpe:
– Altra Lone Peak. Le ho usato per tutto. Corsa lungo il fiume vicino a casa (mix di cemento e sterrato), corsa su sentieri, lunghe escursioni in montagna, e per avvicinamenti lunghi ma non troppo tecnici di arrampicate o ferrate.
– Merrell All Out Blaze Sieve. Avvicinamento per arrampicate in estate, escursioni non troppo lunghe su sentiero, roccia o pietraia.
– Scarpa Revolution GTX. Per fare vie ferrate o per fare escursioni dove può esserci neve, passaggi su roccia di II o III grado, o dove prevedo di dover mettere i ramponi.
La recensione delle Altra Lone Peak 3.0
Oggi inizierò parlando delle Altra.
Le 3.0 sono il modello vecchio delle Altra Lone Peak, che ormai sono al 4.5. Teoricamente le 4.5 hanno un sistema di allacciatura più pratico, una forma più sottile che migliora la manovrabilità delle scarpe e, molto importante, una suola più aderente che le 3.0.
Ho comprato le mie Altra Lone Peak 3.0 alla fine dell’estate 2017, dopo lunghe giornate di pioggia nei Pirenei (a Vielha, grande centro per lo shopping di montagna), durante le quali ho potuto rinfrescare la mia conoscenza di marche dell’outdoor.
Siccome in quel momento avevo un po’ abbandonato la corsa, volevo una scarpa da trail che potesse anche servire per escursioni.

Questa voglia di versatilità mi ha fatto esitare parecchio prima di comprare le Altra, perché non sembrano affatto adatte per l’escursionismo: sono molto leggere, non sono impermeabili e la loro larghezza le fa sembrare inadatte per terreni rocciosi. Ma ha prevalso il mio lato più “corsa”, ho comprato le Altra e le ho davvero usate per tutto!
In termini di comfort sono imbattibili, probabilmente la scarpa di corsa o camminata più equilibrata mai provata. Morbida ma leggera, con buono spazio per le dita ma anche buona stabilità della caviglia. Veramente riuscite.
Sono particolarmente comode se si abbinano alle calze con le dita (foto). La loro leggerezza le rende anche ideali per averle nello zaino come cambio dopo l’utilizzo di altre scarpe meno comode per arrampicata, ferrate o alpinismo.


Un altro aspetto positivo è la resistenza. Siccome sono leggere e fresche, sembrano fragili. Invece, tre anni e tanti chilometri dopo, sono ancora stabili ed il profilo delle suole resiste.
Per la corsa, in più, hanno la qualità di avere “zero-drop”, che apprezzo molto. Abbinato allo spazio per allargare le dita del piede, la suola senza dislivello (zero drop) aiuta a posizionare bene i piedi, utilizzando i talloni ma senza forzarli, durante la corsa.
So che non tutti la pensano come me, e non raccomando drop zero a chi ha già problemi al tallone (spine, fascite, tendinite d’Acchille, etc.), ma per chi ha piedi ancora sani, vale la pena provare.
Quando si acquista una scarpa da trail è normale chiedersi se sia buona per gareggiare. Purtroppo, in questi 3 anni non ho fatto nessuna gara.
Basandomi sulla memoria di quel che ho trovato importante per gare di corsa in montagna o strada in passato, le Lone Peak 3.0 avrebbero due piccoli difetti: non sono né impermeabili nè minimal (con le minimal non fa niente avere i piedi bagnati), e la suola può rendere un po’ lenta la discesa per chi ha paura come me.

E così arriviamo all’argomento suola… In realtà il profilo delle Lone Peak 3.0 tiene meglio di quel che immaginavo (la leggerezza della scarpa fa dubitare della sua aderenza) ma comunque non abbastanza per una discesa rapida.
Tra i due estremi – la roccia bagnata e il fango da una parte e la sabbiolina su roccia secca e la pietraia dall’altra – trovo che le Altra lavorino meglio sul secco.
Se le Lone Peak 4.5 hanno davvero una suola più aderente che le 3.0, senza sacrificare gli alti punti forti di queste scarpe, allora le 4.5 saranno super. E, infatti, probabilmente a settembre aggiornerò questo post con notizie sulla nuova versione.
